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Dati tecnici:

La pietà di Giovanni Bellini è un dipinto datato 1465-1470, oggi conservato a Milano, presso la Pinacoteca di Brera, è un’espressione artistica rinascimentale realizzata con la tecnica della tempera su tavola.

Descrizione dell’opera:

L’opera si sviluppa orizzontalmente e raffigura il Cristo morto sorretto a sinistra dalla Vergine e a destra da San Giovanni. Questi tre personaggi giganteggiano sulla tavola accattivandosi lo sguardo dello spettatore, il cui distacco dai tre protagonisti è determinato solo da una lastra di marmo, dipinta inferiormente, che assume l’aspetto di un parapetto.  In quest’opera il bianco incarnato di Cristo sembra intonarsi alle fredde tonalità del cielo che fanno da sfondo. Il corpo del protagonista viene sorretto con facilità dai due personaggi che gli stanno ai lati, la Vergine a sinistra stabilisce un tacito ed eterno dialogo con il figlio, di cui ricerca lo sguardo, protendendosi verso di lui e ponendo il volto nell’incavo creatosi tra il viso e la spalla del personaggio centrale. Con la mano la vergine ricerca un contatto con il figlio, gli afferra il polso, tenendo ferma la sua mano in corrispondenza del petto e facendo in modo che la ferita sia ben visibile allo spettatore. La posizione forzata che il braccio destro assume, retto dal braccio materno, è fortemente in contrasto con quella in cui si trova il braccio  sinistro che ricade sulla lastra marmorea dove, sotto la mano socchiusa, si trova la firma dell’artista. (figura 1) 

Figura 1: dettaglio, la firma dell’artista: ”Bellini … Ioannis”

È vicino allo stomaco che san Giovanni regge il corpo di Cristo, mentre il suo viso si contrae in un sospiro di dolore, distaccato, con il viso rivolto verso destra, così che lo spazio che lo distanzia dal Cristo sottolinei la vicinanza che lo lega alla figura materna. I personaggi rappresentati hanno dimensioni reali e impediscono una chiara visione dello sfondo poiché è su di essi che si deve soffermare lo sguardo dello spettatore. Solo nella parte sinistra dell’opera il Bellini permette di intravedere un paesaggio naturale, nel quale domina il colore verde.

Caratteristiche del periodo:

Caratteristiche rinascimentali riconoscibili in quest’opera sono senza dubbio il realismo conferito alla rappresentazione dall’espressività di cui godono i personaggi che fa sì che vi sia un fortissimo pathos, soprattutto trasmesso allo spettatore dall’osservazione della figura materna vicina, in quella che sembra essere un’intimità inviolabile, al figlio. Notabile anche l’applicazione della prospettiva aerea, in funzione della quale lo sfondo va via via schiarendosi e avvicinandosi al bianco via via che si avvicina alla linea di orizzonte. Da notare anche le aureole che qui assumono la forma di fili dorati e che verso gli inizi del Cinquecento tenderanno a scomparire.

Caratteristiche dell’artista:

La mano dell’artista la si riconosce innanzitutto per la cura dei particolari e per il condizionamento del Mantegna nell’attenta linea che calcata con cura raffigura la vena sul braccio di Cristo che si presenta agli occhi dello spettatore con un realismo sbalorditivo. Gli stessi capelli di San Giovanni sono tracciati uno ad uno, e risultano essere osservabili addirittura singolarmente. Il tonale detiene in questa rappresentazione una funzione primaria perché è con esso che l’artista cerca di alleggerire la rappresentazione, il colore, a partire da quello delle vesti dei due personaggi laterali per proseguire con quello che compone lo scorcio di paesaggio sulla sinistra riesce a creare armonia, ad illuminare la scena e a diminuirne la freddezza, la tristezza e la drammaticità. Proprio in quel paesaggio, quindi ancora una volta nell’elemento naturalistico, il Bellini rilascia la sua identità dando pieno esempio del suo stile artistico. Si tratta di un paesaggio naturalistico dominato da linee dolci che compongono una lieve altura sopra la quale vengono raffigurati alcuni edifici, forse monumenti osservati dall’artista in alcuni suoi viaggi. È dipinto favorendo la scelta di colori caldi, sul rossastro e il marroncino.

Confronto tra la ”Pietà” del Bellini e il ”Cristo Morto” di Mantegna.

Affinità:

Le due opere rappresentano la stessa scena, la morte di Cristo. Vengono realizzate circa nello stesso periodo, appartengono entrambe all’arte rinascimentale, nonostante, realizzata nel 1465/1470, quella del Bellini sia cronologicamente anteriore al Cristo Morto del Mantegna (datato 1475/1478). Entrambe le opere sono oggi conservate a Milano, presso la Pinacoteca di Brera.
I personaggi che compaiono nella raffigurazione sono gli stessi, protagonista di entrambe le opere è la figura del Cristo, a cui si aggiungono la Vergine e San Giovanni. Nell’opera del Mantegna inoltre si intravede, in parte coperta, una quarta figura, verosimilmente si tratterebbe della Maddalena.

Differenze:

I due artisti interpretano e raffigurano l’episodio sacro in due modi sensibilmente diversi. Nell’opera del Bellini le tre figure sono rappresentate in primo piano, a grandezza d’uomo, dalle fattezze statuarie, il compito dei due personaggi è quello di sorreggere il Cristo  e vi è una grande definizione psicologica introdotta dall’artista mediante l’intenso sguardo che la madre rivolge al figlio. Il Mantegna invece non rappresenta i personaggi stanti, ma sceglie di far sì che il Cristo acquisisca una funzione di protagonista assoluto, per farlo non lo pone allo stesso piano degli altri personaggi e utilizza alcuni accorgimenti prospettici. Innanzitutto sceglie di raffigurare il cristo disteso sulla pietra dell’unzione e semicoperto dal sudario, mentre la Vergine e san Giovanni si trovano inginocchiati sul lato sinistro della scena. Inoltre la figura di Cristo viene raffigurata con la tecnica del sottinsù: l’artista riesce a conferire grande statuarietà e monumentalità al personaggio solo mediante il panneggio del sudario che gli copre il corpo.  La Vergine, piangente, viene raffigurata nell’opera del Mantegna nell’atto di asciugarsi le lacrime con un fazzoletto, di profilo, con un’espressione che esprime dolore, ma nell’opera del Bellini il suo dolore viene espresso in maniera eclatante attraverso la definita raffigurazione della gestualità, la donna si spinge verso il figlio, lo guarda, ricerca lo sguardo mentre, addolorata gli cinge la mano al petto. Allo stesso modo la figura di San Giovanni, che ha un ruolo marginale nell’opera del Mantegna essendo raffigurato tagliato, è riconoscibile in maniera molto più esplicita nell’opera del Bellini, dove anch’esso è raffigurato frontalmente anche se molto più distaccato dalla figura di Cristo in modo da sottolineare l’intimità inviolata del dialogo degli altri due personaggi. Molto diversi anche gli sfondi delle due opere: il Bellini riesce ad addolcire la scena attraverso l’utilizzo dei colori dello sfondo che ospita un cielo attraversato da qualche nuvola e sulla sinistra un paesaggio collinare. La visione della natura in qualche modo sembra riuscire a far trarre un sospiro allo fruitore dell’opera, poiché dona profondità e può distrarre dalla visione di morte. Al contrario è il nero, colore che è un simbolico rimando alla morte, a dominare completamente l’opera del Mantegna nella quale non ci sono elementi sullo sfondo se non una porta, sulla destra, visibile nella penombra. Il pathos nell’opera del Bellini viene trasmesso dalla figura di Cristo e dalla Vergine nel loro intenso e celebre dialogo. Il Mantegna invece riesce a trasmettere un senso di pathos attraverso il gioco di luci ed ombre creato nella stanza e dalla tecnica del sotto in su utilizzata per ritrarre il corpo di Cristo.