Dati tecnici:
L’opera, realizzata da Piero della Francesca nel 1452-1458, è un affresco, facente parte del ciclo delle ‘Storie della Croce’ che realizza l‘artista presso la Basilica di San Francesco ad Arezzo.
Descrizione dell’opera:
L’affresco viene realizzato simmetricamente a quello del sogno di Costantino, a sinistra della parete di fondo del coro, probabilmente questa scelta deriva dal fatto che entrambe le opere presentano due visitazioni angeliche, seppur avvenute in periodi differenti della giornata, il sogno di Costantino infatti è un notturno, mentre questa annunciazione ha luogo durante il giorno, come deducibile dal colore del cielo raffigurato nella parte alta a sinistra della rappresentazione. L’affresco ha uno sviluppo verticale ed è strutturato con un’attentissima divisione dello spazio. Sulla parte sinistra, in basso, è visibile la figura dell’angelo annunciante che regge con la mano sinistra un ramoscello di palma, presagio del martirio, mentre con la mano destra sembra accennare un saluto alla Vergine. L’angelo viene rappresentato perfettamente di profilo, in procinto di inginocchiarsi dinanzi alla Vergine, a distanziarlo da questa è una colonna di tipico stile classicheggiante che delimita un loggiato finalizzato a sottolineare la figura della donna. La funzione divisoria della colonna ricorda un’altra opera dello stesso ciclo di affreschi: l’incontro tra il re Salomone e la regina di Saba. La vergine, mentre ruota il corpo nella direzione dell’angelo, risulta sorpresa come attestato dalla gestualità in particolare della mano destra, con la mano sinistra invece la Vergine impugna un libro, simbolica allusione all’avverarsi delle Sacre Scritture. Il capo è rivolto verso il basso, con gli occhi socchiusi che vogliono esprimere la riflessione della donna. Il loggiato si sviluppa in altezza nella parte destra dell’affresco, lasciando un unico spazio libero sulla sinistra dell’opera, in questo è possibile vedere uno sprazzo di cielo, attraversato da qualche nuvola bianca, stretta e allungata, è su una nuvola di dimensione visibilmente maggiori che siede la figura di Cristo, il quale, con le mani protese in avanti, invia lo Spirito Santo verso la Vergine, raffigurato sotto forma di raggi luminosi.
Caratteristiche del periodo:
L’affresco, di appartenenza visibilmente rinascimentale, vede la presenza di numerosi rimandi all’arte classica, a partire dalla colonna di ordine ionico che funge da divisorio, proseguendo con l’architrave tripartita e le specchiature sulla parete frontale, tipiche dell’arte classica. Viene utilizzata inoltre una prospettiva scientifica con un rispetto per le proporzioni e con la presenza di una luce razionale, proveniente da sinistra che determina la presenza di ombre proprie e portate. Molto attenta è la contestualizzazione scenica che ricerca un fedele realismo.
Caratteristiche dell’artista:
Piero della Francesca offre una minuziosa e dettagliata raffigurazione dei particolari si notino per esempio le tarsie lignee dettagliatamente rifinite nelle specchiature marmoree sullo sfondo, come il portale traforato e il gioco di cubi tridimensionali. Il loggiato inoltre, realizzato con un’attentissima adesione alle regole prospettiche dimostra ancora una volta le conoscenze dell’artista relativamente all’argomento. I personaggi raffigurati hanno fattezze statuarie e domina il senso di immobilità, finalizzato a rendere più perfetta la resa rappresentativa dei personaggi.
Studio compositivo:
Per quanto riguarda lo studio compositivo si può notare una suddivisione orizzontale della scena dato dalla colonna, tra una parte esterna in cui si trova l’angelo e la parte interna al loggiato dove si trova la Vergine. La colonna suddivide la rappresentazione anche verticalmente, elevando a un livello ultraterreno, divino e conducendo lo spettatore a visualizzare la figura del redentore, nel cielo, poggiato su una nuvola. Si noti infine come vi sia una diagonale principale che viene sottolineata dall’andamento dello spirito Santo, e da quello dell’architrave che conduce direttamente alla figura di Maria, a collegare questi due elementi è il cornicione aggettante del loggiato. (figura 1)
Confronto tra l’Annunciazione di Piero della Francesca e l’Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti.
- Annunciazione di Piero della Francesca
- Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti
Affinità:
Le due opere raffigurano la stessa scena, quella dell’Annunciazione e presentano gli stessi personaggi, (la Vergine, l’angelo, il Cristo e lo Spirito Santo) seppur rappresentati in modi molto differenti.
In entrambe le raffigurazioni vi è una colonna che distanzia i due protagonisti principali, anche se nell’opera di Lorenzetti è un esile colonnina, non connessa ad alcuna architettura, mentre nell’opera di Piero fa parte di un loggiato. Alcuni elementi, tipici dell’iconografia dell’episodio, compaiono in entrambe le opere: il rametto di palma nella mano dell’angelo e il libro che si trova in corrispondenza della figura di Maria, come rimando alle Sacre Scritture.
Differenze:
Le due opere presentano numerose differenze, innanzitutto caratteri tecnici: l’opera di Piero è un affresco, quella di Lorenzetti è invece una tempera su tavola. L’opera di Piero si trova ad Arezzo, presso la Basilica di San Francesco, mentre quella di Lorenzetti è oggi conservata a Siena, presso la Pinacoteca Nazionale. Elemento che determina differenze sostanziali tra le due opere è la data di realizzazione dell’opera, Piero realizza l’affresco nel 1452/1458, mentre Lorenzetti lo porta a termine nel 1344. Dalle diverse date di realizzazione delle due opere derivano anche differenti periodi artistici di appartenenza, l’opera di Lorenzetti appartiene ancora all’arte Gotica, mentre quella di Piero appartiene all’arte rinascimentale. Questo è il motivo per cui lo sfondo di Lorenzetti appare ancora dorato, mentre quello di Piero presenta una contestualizzazione scenica che fa acquisire all’intera opera molto più realismo. Dalla differente arte di appartenenza deriva anche l’utilizzo di una prospettiva scientifica nell’opera di Piero che è ancora assente in quella di Lorenzetti, nonostante l’artista senese in questa sua opera, si avvicini molto a una prospettiva scientifica, utilizzando un unico punto di fuga e riuscendo a dare un senso di profondità all’opera, conferito soprattutto dalla pavimentazione, tuttavia l’artista non conoscendo le regole prospettiche non le rispetta e da questo derivano alcune incongruenze rappresentative, infatti l’opera risulta un po’ sproporzionata. Le posizioni dei personaggi sono molto diverse, nell’opera di Lorenzetti l’angelo compare inginocchiato, mentre è in procinto di farlo nell’opera di Piero, inoltre anche la Vergine, rappresentata seduta nell’opera di Lorenzetti è invece stante in quella di Piero. Nell’opera di Piero la figura di Cristo compare imponente, su di una nuvola, in cielo. La sua posizione allude alla sfera del divino, mentre appare raffigurato di dimensioni molto ridotte, nel triangolo centrale composto dai due archi a tutto sesto nell’opera di Lorenzetti, il Redentore guarda la Vergine che, a sua volta, gli rivolge lo sguardo mentre tiene le mani incrociate sul petto in senso di umiltà. Questo gioco di sguardi non compare nell’opera di Piero, nella quale la Vergine dà attenzione all’angelo apparentemente inconsapevole della presenza superiore di Dio (figura 2). Lo stesso Spirito Santo viene rappresentato diversamente, nell’opera dell’artista senese appare come una colomba che in volo va verso la vergine, mentre appare sotto forma di raggi dorati nell’opera di Piero.
Notiamo inoltre come nell’opera di Lorenzetti, coerentemente alla tradizione gotica le aureole, ancora circolari e piatte, siano ampiamente decorate, probabilmente con la tecnica della punzonatura, mentre la forma delle aureole raffigurate da Piero è molto più ellittica.