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Dati tecnici:

Il ‘Capriccio con edifici palladiani’ è un’opera del Canaletto, datata 1756-1759.

Realizzata con la tecnica dell’olio su tela si configura come una delle prime realizzazioni rientranti nel genere del vedutismo che, nato nel 1700, vide nel Canaletto uno dei massimi esponenti.

La tela è oggi ubicata presso la Galleria Nazionale di Parma.

Descrizione dell’opera:

Con il termine ‘Capriccio’ si soleva indicare un genere specifico di vedute, molto in voga nel 1700, entro le quali gli artisti raffiguravano diverse opere di carattere architettonico in maniera fortemente realistica, come se fossero raffigurate dal vero ma che, in realtà, erano ubicate in città differenti oppure non vennero mai realizzate.

È questo il caso delle opere proposte nel ‘Capriccio con edifici palladiani’, dove l’artista raffigura a livello pittorico quello che sembra uno essere uno scorcio della Serenissima, come suggerito dalle macchiette entro le gondole.

Quello raffigurato centralmente deve essere il Canal Grande della città e in corrispondenza di questo l’artista propone, a livello pittorico, la presentazione del Ponte di Rialto secondo il progetto proposto dal Palladio che tuttavia non verrà mai realizzato.

Già raffigurato a livello pittorico dallo stesso artista, il pittore definisce minuziosamente la facciata secondo l’originario progetto proposto dall’architetto.

Il ponte di rialto si sviluppa in due ordini, il primo ordine è caratterizzato dalla presenza di tre archi a tutto sesto, intervallati da pennacchi realizzati a bugnato. In particolare nei timpani delle volte sono identificabili delle nicchie entro le quali vengono collocate delle statue. Nelle porzioni laterali si identificano degli ingressi monumentali che ricordano delle edicolette, si tratta di quattro propilei trifonti che vedono, in corrispondenza di ciascun ingresso, una scalinata.

Il secondo ordine è caratteristico dello stile palladiano, egli propone infatti uno schema templare come tipico dei suoi progetti architettonici.

In questo caso il tempio presentato è corinzio, esastilo e anfiprostilo. Lateralmente al tempio si individua la parete delle vie porticate che si snodano in corrispondenza del ponte e, per ciascun lato, queste presentano sei nicchie.

Nella porzione di destra viene proposto un altro monumentale edificio, si tratta di un’altra realizzazione architettonica palladiana, in questo caso realmente esistente ma non collocata oggi a Venezia, bensì a Vicenza affacciandosi sulla piazza della Signoria della piccola cittadina. Nella realizzazione del Palazzo della signoria il Palladio operò su un edificio preesistente di natura gotica, sul quale impostò delle logge in marmo bianco a serliane, ben riconoscibili nella raffigurazione del Canaletto.

Anche sulla porzione di sinistra l’artista propone un’altra celebre opera architettonica palladiana: si tratta del Palazzo Chiericati, raffigurato nella porzione di sinistra in primo piano.

Nella figurazione di questa architettura l’artista lascia intravedere allo spettatore i due caratteristi ordini loggiati dell’edificio che vede una sovrapposizione degli ordini (il primo ordine infatti è dorico, mentre il secondo, distanziato dal primo per mezzo di una trabeazione con il classico fregio con metope e triglifi alternati è ionico) l’edificio termina con una balaustra coronata di statue, come tipico del linguaggio architettonico cinquecentesco.

Caratteristiche dell’artista:

L’opera viene realizzata dall’artista del quale si riconoscono dei tratti caratteristici, tra questi è possibile identificare senza dubbio il realismo, la definizione del particolare, la linea nitida e marcata che domina sul colore.

Il Canaletto, grazie all’aiuto della camera ottica, dà vita a vedute che possono essere paragonate alle fotografie contemporanee.

Le stesse macchiette da egli proposte a livello pittorico vengono definite in ogni dettaglio, non sono accennate, ma sono curate così da amplificare ancora di più il realismo di una veduta che sembra cogliere un frammento di tempo assolutamente reale, non si tratta più di raffigurazioni architettoniche pure, come le raffigurazioni delle città ideali del 1500, ma, attraverso la presentazione di persone colte nelle più naturali occupazioni, sembra essere la presentazione della quotidianità della vita reale di una città come Venezia.

La luce appare razionale e l’artista aderisce strettamente alle regole prospettiche. Tipica del Canaletto è la scelta di presentare architetture palladiane a livello pittorico.

Caratteristiche del periodo:

Relativamente alla contestualizzazione storica è possibile affermare che si tratta di un periodo artistico profondamente dinamico. Il 1700 infatti vide più che mai stimoli, gusti e innovazioni che influenzarono profondamente il mondo dell’arte.

Giunto dopo il 1600 – secolo che si impose a livello artistico conseguentemente a un periodo di profonde incertezze religiose e che dunque introdusse con forza un linguaggio artistico impregnato di messaggi di carattere religioso, atti a orientare l’uomo alla fede – il 1700 inizia lentamente a mutare orientamento artistico, in un processo lento e graduale che vide la sovrapposizione di più correnti artistiche e di più filosofie d’arte.

Da un lato, come tipico del tramontare di una corrente artistica, vi fu l’esasperazione dei caratteri contraddistintivi dell’arte barocca in un’espressione artistica conosciuta con il nome di ‘Rococò’ o Barocchetto. In questo sviluppo artistico vi fu l’esasperazione della teatralità, del pathos e della spettacolarità dell’arte.

Tuttavia parallelamente a questo fenomeno si iniziarono a sviluppare dei linguaggi artistici che proponevano un ritorno alla fedeltà rappresentativa e al classicismo che furono sostanziali per lo sviluppo del neoclassicismo. Tra questi fenomeni innovativi che determinarono un importante inversione di marcia nel mondo dell’arte vi fu il fenomeno del Vedutismo.

Il vedutismo fu un genere pittorico nato in virtù del desiderio da parte dei nobili di avere un ricordo concreto dei propri viaggi, proprio nel 1700 infatti si diffuse il Gran Tour, un giro in tutta Europa che le famiglie più abbienti avevano la possibilità di fare e del quale desideravano avere un ricordo concreto, per questo iniziò a nascere la figura dell’artista che accompagnava le famiglie al fine di raffigurare degli scorci, dei monumenti e dei vicoli particolarmente caratteristici che catturavano l’attenzione dei turisti e dei quali così le famiglie avrebbero potuto avere un ricordo nelle proprie case.

Per questo motivo e per la riscoperta della camera ottica le rappresentazioni artistiche di questo genere sono caratterizzate da un forte realismo, una precisa raffigurazione del particolare e una fedele resa paesaggistica.

CONFRONTO CON IL MOLO E LA LIBRERIA VERSO LA CHIESA DELLA SALUTE DI GUARDI

Affinità

Entrambe le opere appartengono al genere del vedutismo e, in particolare sono le prime realizzazioni pittoriche rientranti in questa corrente.

Le opere sono entrambe realizzate nel 1700, con la tecnica dell’olio su tela.

Essendo due espressioni del vedutismo comune ad entrambe è il forte realismo, la fedeltà al vero e la proposizione a livello pittorico di architetture dipinte, tratte dal vero o da progetti incompiuti.

Entrambe le opere propongono a livello pittorico uno scorcio della città di Venezia e rispettano con cura le regole della prospettiva razionale, la stessa luce è di matrice razionale dando vita a ombre proprie e portate.

Presenti in entrambe le tele sono le macchiette, le quali amplificano il senso di realismo e quotidianità in cui è presentata la città.

Differenze

Le due tele vengono realizzate da due artisti diversi: il Canaletto realizza il ‘Capriccio con edifici palladiani’, mentre è Francesco Guardi a realizzare il ‘Molo e la libreria verso la chiesa della Salute’.

L’opera del Canaletto è datata 1756-1759, mentre l’opera del Guardi viene realizzata nel 1770.

Attualmente le due opere sono ubicate in luoghi differenti: la tela del Canaletto è conservata presso la Galleria Nazionale di Parma, mentre la tela di Francesco Guardi si trova oggi presso il ca’ d’oro.

Per quanto riguarda le due opere è possibile affermare innanzitutto che l’opera portata a termine da Canaletto è un capriccio, una veduta cioè che non rappresenta uno scorcio reale bensì fonde in un’unica veduta architetture ed edifici non collocati entro la stessa città e/o dei quali sono stati rinvenuti solamente i progetti, poiché non vennero mai compiuti.

In questo caso infatti, nello scorcio della Serenissima del Canaletto vengono presentati sia il Ponte di Rialto secondo il progetto proposto dal Palladio, mai portato a termine sia la Basilica del Palladio la quale non si trova a Venezia, bensì a Vicenza. La stessa architettura realizzata sulla porzione di sinistra in primo piano non è veneziana, ma è di Vicenza, e si tratta di un altro edificio palladiano: il palazzo dei Chiericati.

Nell’opera del Guardi invece lo scorcio proposto vede l presenza di edifici effettivamente presenti a Venezia, in uno scorcio che ritrae fedelmente una porzione della cittadina lagunare. Gli edifici presenti nell’opera del Guardi sono la libreria e la chiesa di santa Maria della Salute, collocati in prossimità del molo.

In entrambi i casi è possibile riconoscere facilmente la città lagunare per via delle macchiette che ritraggono persone sulle gondole, elemento simbolico per eccellenza della cittadina.

Tuttavia la figurazione delle macchiette appare molto diversa tra i due artisti. Il Canaletto si contraddistinguerà sempre per una presentazione estremamente realistica, con una linea definita e marcata che predomina il colore, egli suole utilizzare la camera ottica, grazie alla quale la sua arte riesce a raggiungere un livello di oggettività paragonabile ad un’anticipazione della fotografia contemporanea.

L’arte di Francesco Guardi invece prende le distanze da questa filosofia, preferendo introdurre una forte connotazione soggettiva entro le sue opere artistiche. Le pennellate di colore sono molto rapide e non sono strettamente contenute da linee rigide e marcate quali quelle proposte dal Canaletto, anzi i contorni sfumano lasciando ampio spazio al colore che avvolge e permea l’intera raffigurazione dominando sula linea.

L’atmosfera da lui proposta non è oggettiva e concisa, ma al contrario è profondamente soggettiva giungendo a sfiorare una nota di lirismo che avvolge in un’atmosfera mai vista gli scorci veneziani.

La stessa linea che delimita i corposi edifici sembra essere evanescente, così come le macchiette si riducono a macchie di colori piuttosto che a definiti personaggi del popolo quali quelli del Canaletto. Il Guardi non utilizza la camera ottica, prediligendo un disegno più libero e introducendo sempre il protagonismo del colore.

Lo stesso cielo occupa una buona porzione della tela in virtù del fatto che il punto di fuga è molto ribassato, così che la pittura fumosa e sfrangiata del cielo sembra farlo diventare un tutt’uno con la laguna.

SITOGRAFIA/BIBLIOGRAFIA

  • Lucia Fornari Schianchi (a cura di), Il Settecento, in Galleria Nazionale di Parma, Catalogo delle opere, Milano, Franco Maria Ricci, 2000, ISBN 88-216-0937-5.
  • Beltramini Guido – Burns Howard, Palladio, Royal Academy of Arts, Londra 2008, ISBN 9781905711253
  • pilotta.beniculturali.it/opera/capriccio-con-edifici-palladiani/