Skip to main content

Dati tecnici:

Il palazzo del Capitaniato, ubicato a Vicenza, entro la piazza della Signoria è un’opera di carattere architettonico realizzata da Andrea Palladio su commissione del capitanio Bernando, l’allora presidente della repubblica di Venezia in città.

Il progetto dell’edificio è datato 1565, mentre la data di realizzazione effettiva dell’opera ha avuto luogo circa cinque anni dopo, nel 1571/1572. L’architettura è un’importante espressione del manierismo italiano del quale il Palladio fu uno dei massimi esponenti a livello architettonico.

A livello planimetrico il palazzo presenta una conformazione rettangolare che si affaccia sulla piazza principale di Vicenza, originariamente il progetto prevedeva la presenza di cinque o sette campate, ma l’architetto nella sua ultima revisione del progetto riesce a realizzare  l’edificio riducendo a tre il numero delle campate.

L’edificio si compone di tre ordini, di questi i primi due sono unificati per mezzo di lesene composite di ordine gigante. Quattro scalini, che ricordano il pronao di un tempio, introducono all’edificio la cui facciata appare tripartita, grazie alla presenza delle quattro lesene composite, in mattoni non intonacati, che poggiano su ampi plinti in marmo bianco.

Il primo ordine del palazzo vede la presenza di tre arcate a tutto sesto, sorrette da pilastri di ordine dorico addossati alle lesene.

Entro i pennacchi del primo ordine vi sono decorazioni a bassorilievo realizzate, in pietra d’Istria e stucchi, da Lorenzo Rubini. Tramite delle mensole pensili, il secondo ordine si imposta sul primo, con dei balconi a balaustra che introducono ad ampie finestre vetrate di forma rettangolare.

In corrispondenza delle porzioni laterali di muro che circondano le finestre del secondo ordine vengono riproposte decorazioni a bassorilievo del Rubini.

Superiormente alle finestre rettangolari una trabeazione percorre in tutta la sua larghezza l’edificio, distanziando i primi due ordini, unificati dalle lesene, dal terzo ordine. Entro la trabeazione è possibile identificare un’iscrizione in latino ‘”JO. BAPTISTAE BERNARDO PRAEFECTO”, per ricordare chi commissionò il palazzo, ovvero il capitan Bernardo. Una sorta di trabeazione aggettante e dentellata sorregge inoltre la balaustra del terzo ordine, una sorta di attico balconato.

La tripartizione della facciata è mantenuta anche nell’attico per mezzo di lesene aggettanti che distanziano le finestre di forma quadrata.

La facciata laterale dell’edificio appare molto diversa rispetto alla scansione del prospetto centrale e, in particolare, risulta molto più articolata. Basandosi sul modello degli archi di trionfo romani, il Palladio riserva alla parete laterale, una scansione data da quattro lesene, di dimensioni minori rispetto a quelle della facciata principale, (non essendo di ordine gigante) che delimitano, in coppie di due, delle porzioni di muro entro le quali vengono collocate su alti plinti delle statue in marmo bianco, queste hanno una valenza di carattere allegorico.

Le statue collocate entro gli intercolumni infatti, sono atte a ricordare la vittoria della flotta ispano-veneziana contro gli ottomani nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), alla quale si arrivò anche grazie al sacrificio di molti vicentini.

Il ruolo delle due statue è suggerito da alcune iscrizioni leggibili al di sotto di esse, in particolare le iscrizioni sono: PALMAM GENUERE CARINAE” (“Le navi determinarono la vittoria”) e “BELLI SECURA QUIESCO” (“Riposo al sicuro dalla guerra”, cioè sicura della pace conquistata), la prima rappresenterebbe dunque la dea della vittoria navale mentre la seconda la dea della pace.

Superiormente all’intercolumnio corre una trabeazione che continua l’andamento del capitello del pilastro dorico, esterno alla facciata. Nello specifico è possibile affermare che questa funga da divisorio tra la porzione di muro contenente la statua di valenza allegorica e quella ad esso superiore nella quale, entro una specchiatura quadrata, è contenuta una decorazione a bassorilievo in pietra d’ Istria, che raffigura lo stemma della famiglia del committente :seppure le lesene non siano di ordine gigante sembrano, grazie a questo espediente, unificare un ordine doppio.

Il primo registro della facciata laterale mostra una tripartizione data dalle quattro lesene disposte in coppie e distanziate da un’arcata a tutto sesto sorretta da due pilastri di ordine dorico. Anche nei pennacchi di quest’arcata principale sono presenti decorazioni in bassorilievo realizzate in pietra d’Istria.

Le quattro lesene sorreggono superiormente una trabeazione sulla quale si imposta il secondo ordine della facciata, nel quale predomina con forza la componente decorativa e allegorica.

Nello specifico è possibile notare come la componente aggettante che, nella porzione inferiore è costituita dalle lesene, venga in qualche modo continuata verticalmente dalle statue collocate in corrispondenza delle lesene più esterne del primo ordine. In questo modo sembra essere riproposta una tripartizione della facciata anche nel secondo ordine attraverso l’introduzione dell’aggetto dato dalle due statue.

Molto importante appare dunque la continuità che l’artista riesce a mantenere nei due ordini, data sia dal mantenimento della tripartizione, sia da un’unione dettata dai significati allegorici: infatti se le due statue del primo ordine simboleggiano la vittoria e la pace le quattro statue del secondo ordine (le due di dimensioni maggiori che mantengono l’aggetto e con esso la tripartizione della facciata e le due di dimensioni minori entro le nicchie a conchiglia) a partire da sinistra a destra indicano in chiave allegorica la Virtù la Fede la Pietà e l’Onore.

Quattro valori tramite i quali è possibile raggiungere effettivamente la vittoria e con essa una condizione di pace. La fisionomia del secondo ordine è molto caratteristica, infatti è contraddistinto da una marcata presenza di decorazioni a bassorilievo le quali vengono realizzate con la caratteristica pietra d’Istria.

Inoltre, come già accennato, l’architetto cerca di mantenere una tripartizione entro la facciata che rende mediante gli aggetti delle due statue più esterne.

La porzione centrale, che si trova in corrispondenza dell’accesso laterale a tutto sesto del primo ordine, vede la presenza di una larga balaustra che delimina una tripartizione in miniatura: infatti aldilà della balaustra si identifica la presenza di due nicchie conchigliate contenenti due delle quattro statue allegoriche, le nicchie sono delimitate da due paraste scanalate sulle quali si imposta una trabeazione e vengono distanziate da un arco a tutto sesto centrale che ospita un ampia vetrata e in corrispondenza del quale la trabeazione viene interrotta.

Come nella facciata centrale anche in quella laterale il terzo ordine è caratterizzato dalla presenza di un attico balconato accompagnato da na bassa balaustra con cornice puntellata di cassettoni che, però a differenza di quella centrale presenta un’unica apertura quadrata in posizione centrale.

Caratteristiche del periodo:

L’architettura è di natura manierista, come evidente per la riproposizione di elementi di matrice rinascimentale, tra questi sicuramente le lesene di ordine gigante mutuate dall’architettura Michelangiolesca, e la scelta di sostituire al pesante cornicione quattrocentesco la più leggera e dinamica balaustra introdotta sempre durante il pieno rinascimento italiano i cui caratteri vengono forzatamente portati all’esasperazione durante la corrente artistica del manierismo.

Riproposti a livello architettonico durante il manierismo sono naturalmente anche elementi dell’arte classica alla quale si ispira il rinascimento, tra questi senz’altro gli ordini dei capitelli, le trabeazioni con incisioni latine, le cornici dentellate, le tripartizioni della facciata e gli ingressi a tutto sesto.

Dell’architettura manierista si riconosce la scelta di prediligere decorazioni di carattere grottesco e la profonda differenza che sussiste tra la facciata frontale e quella laterale, che distanzia l’edificio dai canoni classici.

Caratteristiche dell’artista:

Il Palladio fu uno dei più importanti architetti manieristi e riuscì brillantemente a sviluppare un suo personale stile che viene addirittura riconosciuto con il termine palladianesimo.

Famoso soprattutto per la realizzazione di Ville, delle quali sviluppò una singolare scansione degli spazi l’artista realizzò anche chiese ed edifici pubblici.

Relativamente a questo progetto riconosciamo come similmente al suo stile egli preferisca scandire in tre ordini la facciata, il piano terra il primo piano e un attico. Come l’architetto era solito fare nella progettazione delle sue ville anche in questo edificio il primo piano è destinato ai nobili, in particolare la sala dei nobili al primo piano è la Sala Bernarda.

L’artista risulta inoltre contraddistinguersi per la scelta di riproporre a livello architettonico schemi templari, in questo caso egli preferisce emulare la conformazione degli archi di trionfo romani soprattutto a livello della facciata laterale.

Essendo un artista manierista, l’architetto emula visibilmente il linguaggio michelangiolesco trattando come sculture le facciate architettoniche di chiese ed edifici.

In particolare egli riserva grande importanza alle porzioni in aggetto e in rientranza cercando di mantenere una continuità nei diversi ordini che costituiscono i suoi edifici, anche in questo caso cerca di farlo, mantenendo in ognuno degli ordini la tripartizione. Il punto in cui questo carattere è più caratteristico appare essere la porzione laterale, dove l’artista si serve dell’aggetto delle due statue esterne per scandire la tripartizione del secondo registro.

Tipica del palladio appare essere anche la scelta di utilizzare la pietra d’istria come materiale per le decorazioni.

CONFRONTO TRA IL PALAZZO DEL CAPITANIATO E LA ROTONDA DEL PALLADIO

Affinità: entrambe le opere vengono realizzate da Andrea Palladio e, oggi ubicate nella città di Vicenza, rientrano entrambe nella corrente artistica del manierismo, del quale il Palladio fu uno dei massimi esponenti. Relativamente alle due opere è possibile affermare che entrambe non sono realizzazioni di carattere religioso, bensì vengono commissionate all’artista da enti privati, in particolare fu Almerico Capra a richiedere la Villa denominata ‘la Rotonda’, mentre fu il presidente della Repubblica di Venezia nella citta di Vicenza, Bernardo, a commissionare al Palladio il celebre palazzo costruito entro la Piazza della Signoria.

In entrambe le opere è possibile riconoscere, coerentemente allo stile dell’artista, l’utilizzo della Pietra d’Istria.

La scelta di presentare un’eco, a livello architettonico, dei maestosi templi antichi si concretizza anche nella scelta da parte dell’artista di introdurre i due edifici mediante una serie di gradini che ricordano il crepidoma dei templi. Inoltre è possibile notare come entrambi gli edifici presentino una parte loggiata (anche se è unica nel palazzo del capitaniato essendo presente solo nel prospetto, mentre è presente su ognuna delle quattro facce nella Villa Almerico Capra.) in entrambe le rappresentazioni architettoniche, in concomitanza con lo stile manierista, vi è la ripresa di alcuni elementi classici, quali gli ordini dei capitelli, la presenza di trabeazione, il timpano con due oculi e le finestre timpanate (nella Rotonda), la presentazione in entrambe le opere di un ultimo ordine finestrato ( con finestre di forma quadrata).

In entrambe le opere quello che ricerca il Palladio sono la perfezione e la grazia stilistiche, fine ultimo di tutte le rappresentazioni artistiche manieriste. Questo scopo viene raggiunto in entrambe le realizzazioni architettoniche seppure in maniera molto diversa

Differenze

Le due opere vengono realizzate dallo stesso architetto ma presentano notevoli differenze.

Innanzitutto è necessario sottolineare come le due opere di carattere architettonico nascano come edifici differenti, quello oggi ubicato presso la Piazza della Signoria è un palazzo eretto per una figura di riferimento a livello pubblico, cioè il presidente della Repubblica di Venezia nella città di Vicenza, mentre la Villa conosciuta con il termine la ‘Rotonda’ è un edificio sorto come villa, è un edificio cioè di natura strettamente privata, commissionato al committente dai due fratelli Almerico Capra.

Dunque i due edifici nascono già per fini differenti. L’architetto fu aiutato nell’ultimazione delle due opere da due collaboratori diversi, nel caso del Palazzo del Capitaniato ad aiutare il Palladio fu Lorenzo Rubini, che si occupò dell’apparato decorativo, mentre nel caso della Rotonda fu Vincenzo Scamozzi.

A livello planimetrico i due edifici sono sensibilmente differenti, la pianta del Palazzo del Capitaniato è di forma rettangolare, mentre la Rotonda è una villa palladiana e, coerentemente alla sua idea di villa, la pianta appare essere centrale, in questo caso specifico la pianta è quadrata e il salone principale della villa è di forma circolare, simmetricamente attorniato dalle varie stanze. Essendo il Palazzo del capitaniato un palazzo che si affaccia su di una piazza, al fruitore sono visibili unicamente il prospetto e una delle pareti laterali differentemente dalla Rotonda, la quale essendo una villa collocata entro un ampio giardino offre allo spettatore la possibilità di visualizzare tutte e quattro le facce.

Inoltre è possibile notare che le due facciate visibili del palazzo sono tra loro molto diverse il prospetto è molto più pulito e classicheggiante, mentre la porzione laterale è impregnata di significati allegorici ed appare molto più ricca di elementi decorativi.

La rotonda invece presenta le quattro facciate perfettamente identiche tra loro. Se nelle due facciate del Palazzo del Capitaniato c’è un intenso gioco di alternarsi tra aggetti e rientranze nella facciata della rotonda questo è molto meno evidente, non essendo come nel Palazzo del Capitaniato un’alternarsi continuo determinato dall’aggetto delle lesene.

La porzione del loggiato centrale è fortemente aggettante mentre lateralmente le pareti laterali del corpo centrale della villa sono rientrate, questo per sottolineare la porzione del loggiato in aggetto che ricorda moltissimo la facciata di un tempio esastilo anfiprostilo.

Le sei colonne tuscaniche infatti vanno a sorreggere una trabeazione che su cui si imposta un timpano dentellato di forma triangolare entro il quale sono visibili due oculi.

Se, come tipico dell’arte del Palladio nella rotonda vi è la proposizione di uno schema templare, non si presenta questo carattere nel palazzo del capitaniato dove l’architetto emula solo nella facciata laterale gli archi di trionfo romani.

Il linguaggio michelangiolesco molto più totalizzante nel caso del Palazzo del Capitaniato viene invece concentrato nelle estremità laterali nella rotonda (queste composte di tre ordini infatti vedono in quello centrale la presenza delle caratteristiche finestre rettangolari con timpano triangolare utilizzate moltissimo nei palazzi dal Michelangelo.) il palazzo del Capitaniato risulta essere molto più ricco di decorazioni a differenza della Rotonda dallo stile più semplice e pulito.

In virtù di questo la Rotonda rispecchia molto di più i canoni rinascimentali, mentre il Palazzo del Capitaniato con il grande virtuosismo, la densa presenza di decorazioni e di elementi allegorici rientra molto di più nei caratteri manieristi.

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

  • Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Vicenza, Angelo Colla editore, 2004, ISBN 88-900990-7-0.
  • Francesca Fongaro, Studi sulla Loggia e il Palazzo del Capitaniato: dalle strutture del tardo Trecento al dibattito novecentesco sull’ampliamento, Venezia, Universita degli studi, 2000.
  • Ettore Motterle, Il Peronio di Vicenza nel 1481, Vicenza, Ente Fiera Vicenza, 1973.
  • Arnaldo Venditti, La loggia del capitaniato; con appendice sulla decorazione pittorica di Franco Barbieri, Vicenza, Centro Intern. Studi Archit. A. Palladio, 1969.