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Dati tecnici:

‘Enea con Anchise e Ascanio’ è un gruppo scultoreo realizzato in marmo e datato 1618-1619. L’attribuzione dell’opera a Gianlorenzo Bernini è ormai certa, sebbene inizialmente ci fossero dei dubbi che potesse essere stato frutto della maestria del padre, Pietro Bernini.

Il forte condizionamento dei caratteri tipici della scultura paterna entro questa realizzazione scultorea fanno comunque pensare a una collaborazione tra i due artisti. A commissionare l’opera è il cardinale Scipione Borghese.

Importantissimo traguardo quello del Bernini poiché per la prima volta il committente accoglie nella sua collezione privata di dipinti antichi un’opera contemporanea. Egli apprezzerà moltissimo l’arte Belliniana tanto che, dopo questa prima committenza, egli gli richiederà la realizzazione di altri tre gruppi scultorei, due dei quali appartenenti alla tradizione latina (il ratto di Proserpina e l’Apollo e Dafne) e uno appartenente alla tradizione biblica (il David).

Enea con Anchise e Ascanio è uno delle primissime realizzazioni scultoree appartenenti all’arte Barocca, della quale il Bernini sarà il massimo esponente a livello scultoreo.

La scultura, di sviluppo marcatamente verticale, vede la raffigurazione di tre personaggi, Enea, Anchise e Ascanio. L’opera infatti si rifà a un episodio appartenente alla tradizione letteraria latina, in particolare al testo virgiliano dell’Eneide.

Il frammento proposto non è altro che la rappresentazione della fuga di Enea, Anchise e Ascanio da Troia in fiamme, narrata da Virgilio nel secondo libro.

I tre protagonisti vanno a costituire un’ unione di tre generazioni che, in senso lato, può essere identificata come l’allegorica presentazione del presente, del passato e del futuro.

Enea è il personaggio in posizione centrale, che fa da tramite tra il vecchio padre Anchise, che suggella la storia, i valori e le tradizioni e il piccolo Ascanio destinato a dar origine alla futura gens Julia.

Questi significativi ruoli dei due personaggi vengono espressi attraverso un oggetto che, nel caso di Anchise, è il keramos troikos ovvero il vaso con le ossa degli avi ( i lari tutelari) che egli reca in mano.

Il ruolo del piccolo Ascanio è invece suggellato dal fuoco di Vesta. Secondo la tradizione latina il fuoco era il secondo dei sette ‘pignora imperii’ oggetti che, per credenza, erano in grado di garantire e mantenere in eterno la grandezza di Roma).

Il gruppo scultore si sviluppa verticalmente e, partendo dal basso vede la presenza del piccolo Ascanio che timoroso sporge la testa aldilà della gamba del nonno, rivolgendo uno sguardo ricco di pathos allo spettatore. È nella mano sinistra che egli cinge il fuoco di Vesta che protende lentamente verso lo spettatore, rendendolo bene evidente al suo sguardo e intensificandone l’importanza simbolica.

Centralmente, stante, giganteggia la figura di Enea, nodo e tramite tra la generazione del padre, Anchise e del figlio, Ascanio. Enea si configura come la figura più stabile del gruppo mentre sorregge la debole figura paterna e viene seguito dall’innocente bambino. La sua anatomia è forte, vigorosa e fedelmente definita dall’artista.

Sorretto da Enea è la paterna figura di Anchise, visibilmente debole mentre con grande solennità cinge la statua con le ceneri dei propri avi facendosi chiaramente portavoce di tutto ciò che è stato.

Caratteristiche dell’artista:

Nonostante giovanissimo e nonostante i suoi stilemi pittorici fossero ancora acerbi e in via di maturazione il Bernini mostra già all’interno di quest’opera, una delle sue prime realizzazioni scultoree, quegli elementi che contraddistingueranno il suo linguaggio artistico. Senza dubbio uno di questi è il dinamismo, Enea con un piede avanti all’altro sembra prendere vita, muovendosi, camminando, seguito alle spalle dal piccolo Ascanio e accompagnato da Anchise che sembra essere sul punto di allungare dinanzi a sé le ceneri degli antenati, come a conferirne importanza.

A questo dinamismo si aggiunge una profondità psicologica senza precedenti: Enea, consapevole della sua difficile sorte ha il viso inclinato verso terra, spaventato e insicuro di essere all’altezza del proprio compito.

Ascanio emula timidamente lo spavento del padre, ben visibile sia nel suo atteggiamento timoroso e titubante del farsi avanti sia dall’espressione spaventata.

Tuttavia il bambino incarna anche la speranza, avvicinando agli occhi dello spettatore la gloriosa fiamma vestale. Speranza che il bambino mutua dal nonno.

È infatti nella figura fisicamente più debole che riecheggia più sonoramente la determinazione, la forza, la speranza nel rispetto dell’onorare le ceneri dei propri avi. Altri caratteri tipicamente berniniani sono la pulitura del gruppo scultoreo e la perfetta resa anatomica.

È forse in quest’opera che l’artista ha , più che in tutte le altre, la possibilità di manifestare il suo virtuosismo: la scena rappresentata infatti gli permette di andare a definire le fisicità di tre età differenti, ed ecco che si mostra capace di raffigurare paffuto e molle il corpo del piccolo Ascanio, vigoroso e forte, pieno di energie quello del padre Enea e flaccido e stanco quello dell’anziano Anchise al quale definisce addirittura le pieghe della pelle.

La debolezza fisica di quest’ultimo personaggio contrasta profondamente il vigore racchiuso nello sguardo.

La grandiosità del Bernini sta nel fatto di essere in grado di esprimere non un episodio sterile, privo di significati, ma anche a livello scultoreo a impregnare i personaggi di significati definendoli con cura dal punto di vista psicologico.

In questo caso il Bernini ancora in procinto di sviluppare un suo vero e proprio linguaggio artistico sembrerebbe prendere spunto da alcune precedenti realizzazioni pittoriche dell’episodio, quali l’incendio di Borgo di Raffaello (figura 1).

Caratteristiche del periodo:

Figura 1: Dettaglio dell’incendio di Borgo, Raffaello.

Questo gruppo scultoreo è uno dei primi a rientrare nelle espressioni artistiche barocche, infatti è possibile riconoscere il forte pathos che viene emanato, in maniera differente, in ciascuno dei personaggi raffigurati dall’artista.

A ciò si aggiunge il profondo coinvolgimento emotivo che include attivamente lo spettatore nell’opera, dettato principalmente dall’intenso sguardo rivolto al fruitore dal piccolo Ascanio, come se attraverso quello sguardo il bambino instaurasse un dialogo con lo spettatore dinanzi a lui.

Tuttavia in questo caso, nonostante l’opera rientri nello stile barocco, persistono alcuni elementi di carattere manierista, per esempio la posa avvitata ascendente verso l’alto dei personaggi forse suggerita dal padre, collaboratore del Bernini in quest’opera, che fu un artista manierista.

Studio compositivo:

Rispetto allo studio compositivo è possibile notare una diagonale principale nell’opera che viene costituita dai due oggetti che compaiono nella raffigurazione, il vaso con le ceneri degli avi e il fuoco vestale, uniti dal capo di Enea e dall’andamento del polpaccio sinistro di Anchise.

Come a manifestare una continuità effettiva tra passato e futuro, passato simbolicamente espresso dal vaso con le ceneri degli avi e futuro, speranza dettata dal fuoco vestale, che vanno a convergere nel presente, incarnato dalla figura di Enea. (figura 2)

Figura 2: studio compositivo

CONFRONTO TRA L’APOLLO E DAFNE E L’ENEA CON ANCHISE E ASCANIO DEL BELLINI

Affinità

Entrambe le opere vengono realizzate dal Bernini agli albori del 1600. Il Bernini, massimo esponente della scultura barocca, realizza queste due opere su committenza di Scipione Borghese, cardinale posseditore di una celebre collezione privata.

Entrambe le opere vedono la rappresentazione di due episodi appartenenti alla tradizione letteraria latina.

Ancora oggi le realizzazioni scultoree, entrambe in marmo bianco, sono ubicate presso la Galleria Borghese.

È possibile riconoscere in entrambe le opere alcuni elementi che contraddistinguono la filosofia artistica del Bernini, per esempio è notabile la fortissima cura del particolare, la fedele resa anatomica delle forme, la forte definizione psicologica, il dinamismo e il forte pathos.

Tutti questi stilemi tuttavia, sono molto più evidenti nell’ Apollo e Dafne, ultima opera commissionata all’artista da Scipione Borghese.

Differenze

Le due opere hanno datazioni differenti, l’Enea con Anchise e Ascanio è datata 1618/1619, ed è la prima opera che viene commissionata all’artista dal committente, mentre l’Apollo e Dafne, datata, 1622/1625 è l’ultima opera che Scipione Borghese commissiona al Bernini.

Nei sei anni che intercorrono tra le due opere lo stile dell’artista appare aver sviluppato una forte maturazione con la presentazione di uno stile che riesce a rientrare armonicamente con l’etica barocca.

Innanzitutto le due sculture presentano personaggi differenti in diverso numero: nell’Enea Anchise e Ascanio i personaggi sono tre, mentre nell’Apollo e Dafne i personaggi sono due. Differenti sono gli episodi presentati che si rifanno a due storie differenti.

L’Enea con Anchise e Ascanio viene realizzato sulla base del testo virgiliano dell’Eneide, e raffigura il momento della fuga da Troia in fiamme da parte dei tre personaggi. Mentre l’Apollo e Dafne si rifà alle Metamorfosi di Ovidio e viene raffigurato il momento dell’inseguimento di Dafne da parte di Apollo, follemente innamoratosi della ninfa per opera di Cupido.

Inoltre i due gruppi scultorei presentano uno sviluppo differente: l’Enea Anchise e Ascanio, risentendo ancora della tradizione artistica precedente, si sviluppa verticalmente, al contrario l’Apollo e Dafne ha sviluppo orizzontale.

L’opera del 1618 viene realizzata dall’artista con la collaborazione del padre e, per questo, vede la presenza di alcuni elementi di matrice manierista (quale la posa avvitata ascendente), inoltre, nonostante siano già identificabili i tratti caratteristici dell’arte berniniana, questi risultano ancora acerbi, mentre non si può dire lo stesso per la Metamorfosi che si configura invece come uno degli apici espressivi del linguaggio berniniano.

Innanzitutto l’ancora acerbo dinamismo accennato nell’Enea, Anchise e Ascanio, si manifesta con vigore nella Metamorfosi: non è più l’accenno di una camminata quello proposto da Bernini nel 1622/1625, ma è la raffigurazione di una vera e propria corsa.

Una corsa affannosa, agitata, che viene resa con un dinamismo mai visto prima a livello scultoreo. Il Bernini riesce a manifestare la velocità, un elemento che sembra impossibile introdurre in un immobile gruppo scultoreo, attraverso la connotazione del Vento.

Vento che si presenta con forza e del quale il fruitore può avvertire immediatamente la presenza poiché rigonfia vistosamente il mantello di Apollo e tira indietro i capelli dei due personaggi, rendendo la velocità della concitata corsa.

Quello dell’Apollo e Dafne è un dinamismo intrinseco alla scena proposta che è una metamorfosi, la quale ha inizio  proprio nell’istante raffigurato dal Bernini , dove la porzione inferiore del corpo di Dafne inizia a mutarsi in pianta, insieme alle appendici superiori (mani e avambracci) che diventano rami.

Lo stesso pathos è manifestato a livello molto più profondo sia in virtù del forte dinamismo fisico, sia per un dinamismo psicologico molto più evidente di quello dell’Enea con Anchise e Ascanio.

In questo caso infatti Apollo è deluso e stupefatto, incapace di darsi una spiegazione di ciò che sta accadendo dinanzi a lui, mentre Dafne è angosciata e affaticata dalla corsa, ma appare anche sollevata per l’aiuto inviatole dal padre (la metamorfosi in pianta) che impedirà all’innamorato di unirsi a lei.

Molto meno contrastanti appaiono invece le emozioni provate dai tre protagonisti del gruppo scultoreo anteriore che appaiono maggiormente tipizzati a livello emotivo rispetto all’ Apollo e a Dafne.

BIBLIOGRAFIA/ SITOGRAFIA:

  •  Sala 6 – Sala del Gladiatore, Galleria Borghese.
  • ENEA, ANCHISE E ASCANIO: I TRE VOLTI DI UN MITO, su romaonline.net.
  • Daniele Pinton, Bernini. I percorsi dell’arte, ATS Italia Editrice, p. 12,